7 azioni chiave da intraprendere nel 2025 per un CIO sempre più autorevole

“Le persone possono esprimere o meno, in modo più marcato o meno evidente, un proprio talento”, prosegue Andreoli. “Una definizione moderna del talento potrebbe essere un segno distintivo, un atteggiamento disruptive che permette di fare un passo in avanti rispetto allo standard. È una caratteristica che rende una persona unica e che non si può misurare con KPI ‘hard-coded’: si può osservare, per esempio, nella curiosità, nella passione, nell’intraprendenza, nella proattività. I giovani hanno queste caratteristiche e le aziende devono saperli valorizzare. Ma non dimentichiamo un altro aspetto altrettanto fondamentale: i giovani hanno voglia di imparare! A mio parere, un obiettivo delle imprese deve essere agire sulle competenze soft e unire la formazione aziendale con la formazione dedicata agli interessi personali. È la chiave per la retention”.

Questa attenzione alle persone si inserisce in uno scenario in cui il mercato dei talenti IT resta incapace di soddisfare la domanda delle aziende. In Italia, tra gennaio il gennaio del 2023 e l’agosto del 2024, le imprese hanno cercato (in base al numero di annunci pubblicati su LinkedIn per professionisti con competenze ICT) un totale di 184mila risorse, come rilevato dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024, realizzato dalle quattro principali associazioni nazionali rappresentative del settore ICT – AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia in collaborazione con Talents Venture. Questa richiesta non è più appannaggio esclusivo delle aziende IT, ma si estende trasversalmente anche a settori tradizionalmente non digitali e il sistema formativo non riesce a stare al passo. Secondo un sondaggio incluso nell’Osservatorio, condotto tra i rappresentanti di 49 imprese, tra cui 20 CEO o Amministratori Delegati, a vario titolo associate ad AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, le università italiane non preparano adeguatamente i professionisti ICT, perché la formazione è troppo teorica e distante dalle reali esigenze del mercato (lo afferma il 52%). ITS e bootcamp vengono considerati più efficaci, grazie al loro approccio pratico. Per sopperire al gap, il 33% delle imprese ha istituito Academy interne, ritenute efficaci dal 78% degli intervistati. Questi percorsi formativi si concentrano su competenze tecniche come analisi dei dati, cybersecurity e AI, ribadendo che sono queste le aree chiave per l’IT oggi, mentre, tra le soft skill, sono ritenute fondamentali la leadership e il lavoro in team.

Ma, nel 2025, i CIO faranno di più che coltivare i talenti della loro organizzazione: cercheranno di far crescere ed evolvere anche le proprie competenze. Resilienza e flessibilità sono le qualità che vengono più spesso citate, insieme alla capacità di fare networking, un’attività che i CIO italiani apprezzano in massima misura: aiuta a scegliere tra i vendor quelli già testati, apre lo sguardo alla risoluzione di problemi comuni e permette di approfondire le conoscenze sia tecniche di business, entrambe ormai indispensabili per un CIO strategico.



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