5 modi in cui i CIO possono aiutare l’IA generativa a raggiungere il suo momento di gloria
Essere realistici significa comprendere i pro e i contro e condividere queste informazioni con i clienti, i dipendenti e i colleghi della C-suite. Anche loro apprezzeranno questa franchezza. Sarà utile, in questo senso, stilare un elenco dei pregi e dei difetti, in modo che possano essere spiegati e compresi chiaramente da tutti. Come sottolineano i consulenti specializzati nell’intelligenza artificiale, alcuni aspetti negativi includono il problema della black box, il rischio che l’IA possa essere fuorviante rispetto alle argomentazioni umane, le hallucination. E l’elenco può allungarsi ancora.
La policy di utilizzo aziendale
Come ho accennato in un articolo precedente [in inglese], una policy di utilizzo aziendale e la relativa formazione possono aiutare a educare i dipendenti su alcuni rischi e su alcune insidie della tecnologia, e fornire regole e raccomandazioni per ottenere il massimo da essa e, quindi, anche il massimo valore senza mettere a rischio l’azienda. Nello sviluppare queste regole, il CIO dovrà assicurarsi di includere tutti gli stakeholder rilevanti, di considerare come la gen AI viene utilizzata all’interno della sua azienda, come potrebbe essere impiegata in futuro, e di condividere il tutto. Dovrà rendere la policy un documento vivo e aggiornarla con una cadenza adeguata, a seconda delle necessità. La sua esistenza potrà contribuire a prevenire una serie di rischi riguardanti i contratti, la cybersecurity, la privacy dei dati, le pratiche commerciali ingannevoli, la discriminazione, la disinformazione, l’etica, la proprietà intellettuale e la validazione.
La valutazione del valore aziendale per ogni singolo caso d’uso
Nel caso di output puramente testuali, tendiamo a credere alle risposte dell’intelligenza artificiale perché sono scritte bene e, spesso, anche con un’ottima grammatica. A livello psicologico, tendiamo a credere che, dietro le quinte, ci sia un’intelligenza superiore, quando, invece, nella realtà dei fatti, l’intelligenza artificiale generativa non ha alcuna capacità di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
Sebbene, per l’IA generativa esistano alcuni casi d’uso di assoluta eccellenza, occorre esaminare ciascuno di essi caso per caso. Per esempio, l’intelligenza artificiale generativa non è in grado di scrivere previsioni tecniche. I risultati spesso ci dicono qualcosa che già sappiamo e possono anche essere plagiati. Anche l’utilizzo di uno strumento di riscrittura o riformulazione può peggiorare la situazione, e i team possono finire per spendere più tempo nell’utilizzo di questi strumenti che a scrivere da soli le loro previsioni. Pertanto, è meglio scegliere caso per caso, e utilizzare l’intelligenza artificiale solo quando, nel farlo, emerge un chiaro vantaggio.
Mantenere rigorosi standard di testing
Poiché la gen AI è, con molta probabilità, utilizzata da un gran numero di dipendenti della sua azienda, sarà importante che il CIO si preoccupi di formarli ed educarli sui suoi pro e sui suoi contro, utilizzando la policy di utilizzo aziendale come punto di partenza. Con un’adozione così massiccia dell’intelligenza artificiale generativa, siamo, di fatto, tutti dei tester e impariamo man mano che la utilizziamo.
All’interno della sua impresa, che si tratti del reparto IT o delle altre unità aziendali, il Chief Information Officer dovrà, inoltre, assicurarsi di enfatizzare e di concedere un tempo considerevole per i test e per le sperimentazioni prima di andare online. Anche la creazione di community interne per la pratica, dove i dipendenti possono condividere le esperienze e le lezioni apprese, può contribuire ad aumentare la consapevolezza generale e a promuovere le best practice in tutta l’azienda.