Cloud, modelli a confronto: nativo, SaaS, multi-vendor e ibrido privato
Per il cloud in Italia è davvero l’epoca della maturità: imprese private ed enti pubblici di tutte le dimensioni non solo adottano, in misura crescente, soluzioni “as-a-service”, ma sempre di più guardano a modelli cloud-first o cloud-native anche laddove esiste una forte eredità IT. La gestione della fattura mensile può essere uno scoglio del modello “come servizio”, ma viene superato in nome della flessibilità e velocità garantite dal cloud. Le implementazioni possono avvenire in ambienti pubblici, privati o ibridi, a seconda delle necessità di compliance e sicurezza, ma un provider consolidato appare sempre come garanzia, non solo per le tecnologie, ma per le competenze che offre.
A conferma di un andamento che vede il cloud sempre più nel mainstream, il segmento brilla anche in fatto di investimenti: nei primi sei mesi del 2023, la crescita complessiva del mercato digitale italiano è stata del +2,5% rispetto al primo semestre del 2022, per un valore di 38,1 miliardi di euro, trainata dai Servizi ICT (+8,8%), a loro volta spinti dal cloud (+19,8%), come si legge nel Volume II del Rapporto Annuale “Il Digitale in Italia. Previsioni 2023-2025 e Policy”, presentato di recente da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT e che ha realizzato lo studio sull’andamento del mercato in collaborazione con NetConsulting Cube.
Le esperienze dei CIO italiani raccontano di implementazioni che sono sempre personalizzate in base alle esigenze dell’impresa. Per esempio, nel caso di Augusta Ratio (gruppo di aziende del trading, della logistica e della vendita all’ingrosso e al dettaglio di energia elettrica e gas), al CIO Sirio Antonellini è stato assegnato lo specifico compito di costruire un sistema informativo unico per tutte le società del gruppo, ridisegnando, di conseguenza, il cloud journey.
Nel caso del Ministero della Giustizia, l’adozione del cloud si muove anche lungo le esigenze di conformità normativa e gestione dell’infrastruttura legacy. Infatti, in quanto parte della Pubblica Amministrazione, la Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA) del Ministero ricade nelle regole dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza, che fornisce le indicazioni su come gestire le varie tipologie di dati e servizi e quale modello di cloud può essere utilizzato. Ma, al di là di questi vincoli, esiste la specifica strategia IT del Ministero, affidata al Direttore Generale Sistemi Informativi Automatizzati, Vincenzo De Lisi, che, dove possibile, ha adottato un approccio cloud first.
Cloud journey e cybersicurezza: dal modello ibrido all’approccio multi-vendor
Il cloud journey di Augusta Ratio inizia fin dalla costituzione nel 2012. Nata nel contesto del mercato libero dell’energia, “la strategia di Augusta Ratio è quella di coprire gran parte della filiera, includendo l’approvvigionamento sui mercati internazionali e la fornitura alle nostre società interne”, spiega il CIO Antonellini.
L’azienda punta sulla prossimità, con un modello basato su agenti locali; attualmente ha circa 60.000 clienti, ma vuole arrivare a 100.000 nei prossimi tre anni e il cloud è una delle tecnologie chiamate a sostenere questa espansione, sia nella forma di hosting dei sistemi, con il fornitore Westpole, sia come SaaS per software quali il CRM e SAP. Antonellini, entrato nel gruppo nel 2018, ha guidato, però, una fase specifica del cloud journey in cui, per andare avanti, è stato necessario “un passo indietro”.