Digitalizzazione e AI: le priorità dei CIO sono il change management e la formazione

È qui che le PMI italiane possono crescere. Secondo il più recente Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, almeno il 60% delle nostre piccole e medie imprese ritiene la formazione una priorità, sia per la transizione digitale sia per quella green. Ma il 37% non dispone di una programmazione delle attività formative e il 19% le programma ogni due o tre anni. Inoltre, per migliorare le competenze interne, il 30% delle PMI non si avvale della formazione formale (come corsi, webinar, fiere, eventi o job rotation). C’è un altro aspetto: la formazione non raggiunge capillarmente i manager.

“Oggi la formazione, finanziata e non, è diretta prevalentemente a operai e impiegati (oltre il 70% dei soggetti coinvolti) con connotati più vicini all’addestramento, ovvero l’uso di strumenti o di tecniche di lavoro, che alla formazione vera e propria. Invece, meno del 50% di quadri, figure apicali e imprenditori usufruisce di formazione”, sottolinea Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Polimi. “Eppure, per gli imprenditori e le figure apicali – che elaborano le strategie e decidono se e dove effettuare i finanziamenti – la mancanza formativa preclude la possibilità di stimolare l’elaborazione di nuove visioni. Trascurare i quadri, significa non far crescere coloro che sono deputati a fare da cinghia di trasmissione top-down e bottom-up, ostacolando un processo di apprendimento organizzativo più evoluto”.

In realtà, grazie ai provvedimenti collegati al PNRR e ad altre iniziative, esistono molti fondi a disposizione delle aziende per agevolare la formazione. Tuttavia, non sempre le imprese conoscono queste risorse e le procedure di accesso in molti casi risultano farraginose.



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