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Digitalizzazione nelle PMI: le 7 sfide per i CIO e le strategie per superarle
Per esempio, nel 2000, Rinaldi Group ha deciso di sostituire il vecchio ERP con un moderno ERP di classe enterprise. Rispetto al precedente, il nuovo sistema prevede processi standard: in alcuni casi il team IT è riuscito a elaborare delle personalizzazioni che hanno mantenuto inalterato il lavoro usuale, ma in altri casi sono stati i dipendenti a doversi adattare. Questo ha significato per il CIO rassicurare i colleghi che si occupavano dei documenti di trasporto ancora in modo manuale, facendo copie cartacee conservate nel tradizionale faldone. Adesso ogni operazione era automatizzata e la reazione ha colto De Vivo di sorpresa.
“Ho visto sui volti disegnarsi stupore e poi tristezza”, racconta il CIO. “Mi hanno detto: questo prodotto è bellissimo, ma noi che cosa faremo? La paura era di perdere il lavoro, e ho dovuto spiegare che non era assolutamente questo lo scopo del nuovo ERP. Semmai, l’intenzione era di liberare tempo e valorizzare le competenze di queste persone, spesso con anni di esperienza. Di lì è derivata l’accettazione; anzi, alcuni colleghi hanno finito col suggerire modifiche e miglioramenti del prodotto e si è innescato uno scambio a due sensi, una collaborazione IT-Operation, che è sempre molto proficua”.
Sfida numero due: il budget
In altri casi, la trasformazione digitale non incontra resistenze, perché c’è la spinta dal basso: è l’utente che chiede di modificare un processo e introdurre innovazione. Ma, anche qui, possono insorgere delle difficoltà: per esempio, non c’è il budget, manca il tempo oppure non si dispone delle necessarie risorse tecnologiche.
“In questi ultimi mesi ci stiamo scontrando con l’ostacolo del budget non adeguato nei progetti legati alla robotica industriale, che è molto importante nelle linee di produzione, e all’uso dell’intelligenza artificiale”, riferisce De Vivo. “Noi vorremmo andare in questa direzione, ma i preventivi che ci sono stati fatti non sono in linea con le nostre possibilità di PMI”.
Rinaldi Group, infatti, sta valutando dei robot che sostituiscono alcune fasi manuali della produzione, ma sono grandi e costosi e, per ora, l’acquisto è rinviato.
L’implementazione di tecnologie di intelligenza artificiale è un altro punto dolente. “Abbiamo contattato diverse aziende e la miglior candidata ci ha chiesto 100 mila euro, di cui 20 mila di studio fattibilità. Sono cifre per noi non adeguate”, afferma De Vivo.